La lezione greca, spinta verso l’unione politica

La vicenda della Grecia, data a lungo per spacciata prima che l’accordo tra l’Eurogruppo e il Fondo monetario internazionale sul debito di Atene ne assicurasse la permanenza nell’Unione europea, è significativa e rappresenta un emblematico insegnamento per quanti, soprattutto in questi ultimi mesi, hanno diffuso, in modo spesso superficiale e avventato, il pericoloso verbo dell’antieuropeismo.
L’accordo sul salvataggio della Grecia ha allentato l’obiettivo di rientro imposto ad Atene, portando dal 120 al 124% del Pil il livello del debito che dovrà essere raggiunto entro il 2020. Rendendo, in sostanza, più sostenibili gli enormi sacrifici dei quali il popolo greco è stato chiamato a farsi carico per il risanamento del Paese. Cosa dimostra, quindi, l’epilogo di questa storia che, parafrasando Eschilo, avrebbe potuto assumere i contorni di una vera e propria tragedia, non solo per la Grecia ma per l’intera Unione europea? Che evidentemente la forza attrattiva dell’Euro, inteso come moneta unica, è molto più forte di quanto non lo siano gli elementi negativi continuamente sottolineati ed enfatizzati dai suoi detrattori.
Elementi negativi che, evidentemente, non mancano ma che la positiva soluzione della vicenda greca può contribuire a risolvere. Perché se l’accordo che ha consentito il salvataggio della Grecia è senza dubbio la prova provata dell’esistenza dell’Europa non come astratta unione di stati, ma come concreta e fattiva istituzione sovranazionale, allora dare vita all’unione monetaria non è stato un errore. Non resta, quindi, che percorrere il passo decisivo per traghettare l’Europa verso il traguardo irrinunciabile dell’unione politica.
Cesare San Mauro
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